Preparatevi: l’ufficio legale è digitale

L’Università di Padova e l’esperienza del Legal Tech Camp, pensato per dare nuovi spazi (e competenze) ai giuristi della generazione Millennial. E con l’Intelligenza Artificiale oggi si costruiscono i contratti.

I giuristi del nuovo millennio – o i giuristi Millennial, per essere più precisi – si portano dietro, nel loro bagaglio personale e professionale, un’opportunità straordinaria rispetto ai padri: se la precedente generazione è cresciuta, dal punto di vista dei sistemi operativi, con Outlook e Word (che ci sono ancora, be­ninteso, ma rimangono un’ere­dità del Novecento), oggi si ragiona e si lavora con l’automazione, Intelligenza Artificiale, la blockchain, i big data. E la trasformazione digitale, che non riguarda soltanto l’impre­sa manifatturiera, secondo le varie declinazioni dell’Industria 4.0, ma coinvolge in pieno tutte le professioni. A maggior ragione quelle professioni che, con l’impresa, lavorano a stretto contatto. Prendiamo, per esempio, una tipica funzione come l’ufficio legale: nella mentalità imprenditoriale corrente, si tende a far coincidere «ufficio legale» con «compliance», cioè l’obbediente conformità del proprio operato alle regole stabilite dal sistema giuridico.  Accade cosi che il ruolo del giurista all’interno dell’impresa venga avvertito soprattutto co­me un costo, tant’è che soprattutto le PMI decidono di esternalizzare questo sevizio, magari confidando di non averne affatto bisogno. Ma con l’avvento della digitai transformation, questa visione è destinata a cambiare in modo profondo. Ne è assolutamente convinta la professoressa Claudia Sandei, docente di diritto commerciale dell’Università di Padova e coordinatrice di un progetto di didattica innovativa che, non a caso, s’intitola per l’appunto Millennial Lawyers. Legale è digitale, potrebbe essere Io slogan, In primo luogo, a proposito del ruolo specifico del «nuovo» giurista d’impresa, perché quando si parla di automazione, IA o di blockchain, spesso non esiste un diritto, quasi sempre manca ancora la guida della giurisprudenza e cosi tocca muoversi su terreni incerti. E poi, perché bisogna conoscere bene le tecnologie con cui si ha a che fare. Insomma – sottolinea Sandei – è anche una questione di nuove competenze e, più in generale, di nuove funzioni, rispetto alle quali anche l’Università deve mettersi in gioco, svecchiando una didattica giuridica spesso ancorata a modelli molto tradizionali. Certo, si tratta di un cambia­mento non banale, sotto certi aspetti persino radicale, che richiede visione, energie e, naturalmente, competenze specifiche in campo digitale. Ma esistono già esperienze avanzate come quella del Lega Tech Camp, realizzato dagli studenti di Padova in collaborazione con la legal tech ROKH, per due aziende importanti del territorio come Diadora e De Longhi, a dimostrazione che gli strumenti ci sono e che l’Università è pronta a svolgere il suo ruolo di guida. In questo investimento dell’innovazione crede anche Assindustria Venetocentro, che a breve siglerà proprio con l’Innovation Technology Law Lab, centro di ricerca del dipartimento di Diritto Privato e Critica del Diritto di Padova, una convenzione per lo sviluppo e il potenziamento di progetti a supporto della digitalizzazione imprenditoriale. Di tutto ciò, esiste già una declinazione pratica: è la piattaforma tecnologica elaborata da ROKH, un software progettato da avvocati per gli avvocati (siano essi in house o esterni), con la missione di mettere a disposizione di qualsiasi realtà imprenditoriale o studio legale, strumenti di smart drafting evoluti e una piattaforma completa che possa effettivamente realizzare la digitalizzazione e l’efficientamento della redazione, negoziazione, firma e gestione di tutta la documentazione legale e amministrativa utile allo svolgimento del business.

Come funziona? Sfruttando le enormi potenzialità dell’Intelligenza Artificiale, la piattaforma è in grado di redigere in 2 minuti o poco più un contratto di 40 pagine in più di 10 lingue native. E lo fa, per l’appunto, in maniera intelligente, recependo cioè in modo sartoriale le peculiarità e le migliori pratiche di ogni singola impresa, a seconda delle caratteristiche specifiche e del business in cui è impegnata. Detto con altre parole: il risultato finale non è la semplice importazione di clausole generiche, ma la trasformazione di un contratto statico in un flusso dinamico e personalizzato.

E un processo che va molto oltre la sola semplificazione operativa. La piattaforma, oltretutto, gestisce le diverse fasi dell’intera negoziazione (archiviazione inclusa), tracciando tutti gli scambi dall’inizio alla fine: particolare non secondario, qualora attorno al contratto dovessero sorgere delle controversie da portare in giudizio.

Con la piattaforma ROKH si sono misurati gli studenti padovani di Giurisprudenza, secondo un’applicazione avanzata del metodo “imparare facendo”. Del resto, siamo nell’era dei Millennial ed è giusto, oltre che utile, dare spazio a quei giovani giuristi che, con questi linguaggi ibridi, ci sono nati. Anche perché, giusto per rimanere in tema, l’innovazione si fa, non si insegna.

FONTE: Il corriere del Veneto 19.09.2022